Per l’apertura dell’attività è poi necessario essere titolari di una partita IVA, essere iscritti al Registro dell’Imprese e all’INPS.
Una volta iniziata l’attività, occorre scegliere anche il regime fiscale che si vuole applicare. Il legislatore ha messo a disposizione degli agriturismi due possibilità, da valutare in base alle entrate e al volume della propria attività lavorativa: ovviamente, in questo campo è di particolare importanza poter contare su una consulenza tributaria presso uno studio specializzato proprio nel trattamento degli agriturismi.
La prima possibilità è aderire a un regime forfettario che prevede delle piccole agevolazioni: il reddito imponibile si calcola infatti secondo un regime forfettario sul 25% dei ricavi, l’IVA invece viene versata in misura del 50% rispetto a quanto incassato dai corrispettivi degli ospiti. Ancora diversa la base IRAP, in cui devono essere considerati anche i contributi previdenziali. Se si sceglie per il regime forfettario non potranno essere portati in deduzione i costi sostenuti.
Nel caso in cui si ritenga tale regime poco conveniente, si potrà optare per un regime fiscale ordinario: in questo caso sarà possibile dedurre dalla base imponibile e dell’IVA i costi relativi all’avviamento e i costi di esercizio dell’attività. Il regime ordinario prevede anche l’applicazione degli studi di settore, che sono invece esclusi per il regime forfettario.
I dipendenti, infine, sono considerati lavoratori agricoli, con tutte le conseguenze dal punto di vista fiscale. Questa è la normativa base per gli agriturismi, ma è bene sottolineare che la stessa è completata dalle normative regionali.